HIATUS KAIYOTE

Mood Valiant
(Brainfeeder)

8/10 01.10.2021   |   Alberto Albertini
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Il fantastico gruppo australiano Hiatus Kaiyote, universalmente conosciuto per la sua grande abilità nel riuscire a miscelare con successo funk, jazz e neo-soul (come davvero pochi altri riescono a fare), pubblica il suo terzo disco Mood Valiant. Già nel precedente Choose Your Weapon del 2015 si palesavano le grandi abilità strumentali e compositive del quartetto: in questo recente album vengono maggiormente perfezionate, facendo accrescere la consapevolezza di aver maturato una ricerca musicale moderna e inevitabilmente originale.
L'uscita del disco è stata posticipata a causa non solo degli ovvi motivi legati alla pandemia, ma anche per l'intervento che ha dovuto affrontare la cantante Naomi Saalfield (in arte Nai Palm) in seguito all’insorgere di un tumore al seno. Queste sue difficoltà si sono riversate nella lavorazione dell'album, per poi essere state trasformate attraverso i testi e i suoni in un messaggio di speranza e di resilienza.
HIATUS KAIYOTE
Photo credit: La copertina di Mood Valiant
HIATUS KAIYOTE
Photo credit: La copertina di Mood Valiant
Mood Valiant è un cuore aperto, brillante, luminoso e profondamente innamorato della vita. Mai come in questo album la dirompente creatività di Hiatus Kaiyote viene gestita in una “forma canzone” in grado di regalarci emozionanti brani.
L'elaborato, morbido groove di Red Room riesce nell'intento di far figurare una canzone strutturalmente complessa come un brano estremamente orecchiabile. Il possente ma funzionale funk di Chivalry Is Not Dead (partorito dalle strepitose nevrotiche sleppate del bassista Paul Bender e dallo schizofrenico e incalzante pattern ritmico del batterista Perrin Moss) è capace di rendere sonorità complesse facilmente fruibili.
All The Words We Don't Say è invece un perfetto esercizio stilistico di jazz fusion che ci permette di assaporare al meglio le articolate abilità tecniche del quartetto. Ottima risulta anche l'originale collaborazione con il compositore brasiliano Arthur Verocai per il brano Get Sun. L'arrangiamento di archi e fiati (dalle sfumature minimalistiche in pieno stile bossa nova) regala profondità al brano, sviluppando una notevole soluzione vincente: caratteristiche da tenere presente come punti di partenza per future composizioni.
Le sofisticate stratificazioni poliritmiche delle tastiere di Simon Mavin si percepiscono al meglio nella canzone Sparkle Tape Break Up: il brano svetta anche per l'impressionante dinamica di Nai Palm, in grado di dettare i tempi con la sua duttile vocalità.
Tuttavia la vera differenza di Mood Valiant rispetto ai suoi predecessori sta nel brano intitolato Stone Or Lavender. Una ballata future-soul coi fiocchi (probabilmente Prince avrebbe fatto carte false per averla scritta…), dove ancora una volta la protagonista indiscussa è la voce di Palm. Questa volta i suoni variopinti e stravaganti vengono lasciati da parte a favore di una scrittura semplice, mai stata così diretta ed efficace. Un pezzo atipico per i ritmi composti ai quali ci hanno abituato Hiatus Kaiyote: ciò nonostante resta comunque il mezzo migliore nel quale cercare la definitiva maturazione artistica di una delle più interessanti band d'avanguardia neo-soul.
Il quartetto di Melbourne è riuscito a capire che i grandi musicisti non sono quelli che palesano una destrezza fuori dal comune al servizio di virtuosismi tecnici, ma quelli che invece utilizzano quella stessa abilità per trasformare una composizione complessa in qualcosa di estremamente affascinante e apparentemente semplice.
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