KENNELMUS

Folkstone Prism
(Modern Harmonic Records)

7.5/10 05.05.2021   |   Riccardo Caccia
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Prendete un’abbondante dose di psichedelia floreale e sorridente, un suono di chitarra flessuoso e mai violento, una voce talvolta cantilenante altre volte gioiosa, una ritmica elementare ma mai stupidotta, un grappolo di suoni creati in studio. Mescolate il tutto, regolate la macchina del tempo all’anno 1971 e servite la pietanza musicale ad appassionati di musica rock di quei tempi.
Tenendo conto che in quell’anno vennero pubblicati album come Imagine di John Lennon, Acquiring The Taste di Gentle Giant, At Fillmore East di The Allman Brothers Band, Led Zeppelin IV, Blue di Joni Mitchell, Aqualung di Jethro Tull, 4 Way Street di Crosby, Stills, Nash & Young, Islands di King Crimson, Tupelo Honey di Van Morrison (solo per citarne una minima parte), è facile capire il motivo per cui un disco come Folkstone Prism del quartetto Kennélmus sia rimasto pressoché sconosciuto agli amanti del pentagramma rock: troppo lontano dai principali canoni dell’epoca e troppo lisergico. Senza dimenticare che Folkstone Prism fu pubblicato in forma “quasi privata” dalla stessa band, diventando così uno dei più ambiti tesori per la ricerca dei rabdomanti della musica rock in generale e di quella psichedelica in particolare.
KENNELMUS
Photo credit: la copertina del CD “Folkstone Prism” della formazione Kennelmus
KENNELMUS
Photo credit: la copertina del CD “Folkstone Prism” della formazione Kennelmus
Ascoltato ai giorni nostri (grazie all’illuminata ristampa di casa Modern Harmonic, responsabile della diffusione di opere di Blue Cheer, Sun Ra, The Gurus, The Litter, ecc), Folkstone Prism può disorientare l’ascoltatore, anche quello più attento e “aperto” alle nuove tendenze. “Nuove” proprio perché la proposta musicale di Kennélmus, pur avendo sulle spalle quasi cinquant’anni di vita, è talmente “diversa” dal pentagramma rock contemporaneo da risultare addirittura innovativa. E' sufficiente l’ascolto di Mother Of My Children e di Sylvan Shores per rendersi conto di quanto siano disarmanti le creazioni di Kennélmus.
A episodi strumentali posti in apertura di lavoro (tra cui spicca l’arabeggiante Dancing Doris) si affiancano brani cantati spesso in maniera inusuale: la voce è volutamente nasale e quasi infantile in Shapes Of Sleep oppure ruspante e tagliente nella già citata Sylvan Shores oppure sciocchina nella lettura della poesia The Raven di Edgar Allan Poe posta in chiusura di disco.
Kennélmus si erano formati a Phoenix (Arizona) e la vicinanza del Deserto di Sonora deve aver favorito non poco la nascita e la crescita delle vibrazioni creative di Kennélmus Walkiewicz, in arte Ken Walker (voce, chitarra, cetra da tavolo, piano, effetti sonori vari, organo, generatore di suoni), Bob Narloch (voce, chitarra ritmica, armonica, tamburello), Tom Gilmore (basso, chitarra) e Mike Shipp (percussioni, batteria): il clima di uno dei deserti più estesi e caldi del Nord America deve sicuramente aver “ispirato” la maggior parte delle quindici complessive tracce di Folkstone Prism (tutte a firma Ken Walker): alcune hanno una durata di una manciata di secondi, come nel caso delle fulminanti (e fulminate…) Monologue e The Bug, The Goat & The Hearse.
Una ristampa che farà la gioia…puff..puff…degli amanti…puff…dei cieli limpidi…puff… e delle vibrazioni positive….puff…peacelove&freedom. Puff…
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